di sam Shepard

Menzogne della mente

SINOSSI

Sam Shepard è da molti considerato l’unico vero erede del grande teatro americano, il solo drammaturgo capace di competere con O’Neill. Con la sua straordinaria capacità di mediazione tra cultura alta e cultura bassa, tra ricerca sperimentale e tradizione popolare, tra adesione ai valori americani e critica ai miti della società del benessere, ha ottenuto grandissimi successi sia come drammaturgo e scrittore sia come attore.

Nelle Menzogne della mente (1985) una donna vittima della violenza del marito spera nel teatro come via di fuga, ma realtà e finzione sono confusi da lui che la aggredisce e la crede morta. Il destino di due famiglie s’intreccia e la verità si proietta in un gioco disorientante di specchi. La doppia scena, illuminata di volta in volta a metà, segna l’incomunicabilità delle parti, marcando a fondo l’isolamento che schiaccia i personaggi. 

Molti dei più pregnanti temi di Shepard compaiono in questo lavoro: la violenza, le “disfunzioni” della famiglia che generano patologia e disagio, il ruolo dell’uomo e della donna, con un linguaggio e una drammaturgia che coniugano una  drammaticità molto forte con accenti quasi farseschi per la loro irrealtà.

In altri termini convivono nella scrittura e nei personaggi un realismo psicologico insieme ad una stilizzazione straniante che conduce a una strisciante e feroce ironia.

Un testo che ruota, forse, intorno all’antica domanda su quale sia la natura della realtà: esiste e come si definisce ciò che noi chiamiamo realtà o esistono tante rappresentazioni di questa realtà, deformazioni, a volte grottesche, irrazionali, quanti sono gli uomini che abitano questo pianeta?

Ma, forse, a livello ancor più profondo un testo che indaga come si costruisce un’identità, di uomo, donna, moglie, marito, padre, figlio, sorella, fratello? Ogni personaggio e ogni persona si trova suo malgrado, sembra dire Shepard, imprigionato in un’identità costruita su menzogne, falsi miti, credenze, e i tentativi di andar oltre, di evolvere, sembrano dover passare attraverso inevitabili traumi. La speranza, se di speranza si può parlare, passa solo  attraverso la consapevolezza che ognuno può acquisire e con essa dissolvere la gabbia invisibile che lo teneva prigioniero. Ma a quale prezzo.?

Un vero e proprio “ensemble acting”, in cui non vi è un solo protagonista, bensì tutti i personaggi sono coprotagonisti e il protagonista è lo spettacolo.

Essenziale alla scena, del tutto convenzionale, è la musica e la presenza di due musicisti sul palco che cuciranno dal vivo la colonna sonora dello spettacolo, indispensabile per le atmosfere e a volte vero controcanto disincantato del recitato.

CAST

con Andrea Roggia, Massimiliano Montabone, Gianluca Argentero, Sarah Carlucci, Claudia Bruno, Irma Minieri, Marinella Sasso e Paolo Lavagno

Regia – Luciano Caratto

Armonica e Voce – Marcella Ghiani

Chitarra – Maurizio Vanni

Costumi – Rossella Campisi

Disegno luci – Pietro Striano

Scenografia – Compagnia Divago

Grafica – Claudio Antonaci

Assistente alla regia – Claudia Bruno

 

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